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Riaperto cantiere del Centrodestra

10 giugno 2014
tint - Copia
da Messaggero Veneto di domenica 8 giugno – di Anna Buttazzoni


Nessuna indecisione. Non si sente indebolito nè disorientato Renzo Tondo, nonostante un risultato elettorale alle europee non gratificante per Fi, Sandra Savino e Gianpiero Samorì, i cavalli su cui aveva puntato. Nonostante la tensione a centrodestra creata da Roberto Dipiazza, capogruppo della civica tondiana Autonomia responsabile, che resta al suo posto anche dopo essersi candidato per il Nuovo centrodestra. Tondo è concentrato sul Fvg, sul cantiere di centrodestra da aprire e su una politica nazionale che non condivide affatto, anche se i numeri del Pd alle europee sono statischiaccianti. «Merito della capacità di comunicare, non delle azioni», dice l’ex governatore. Che resta capogruppo del Misto e portavoce del centrodestra in Consiglio, anche se Fi vorrebbe altro. Pazienza. Il regista a centrodestra vuole essere lui.
Le europee inaugurano una lunga stagione di governo per il centrosinistra?
«No, perché Matteo Renzi alla prova dei fatti mi pare stia facendo poco di concreto. Il Pil continua a calare, la disoccupazione cresce così come le tasse e l’unico dato positivo, quello della diminuzione dello spread, non ha ricadute pratiche sul malessere della gente. Anche provvedimenti da vecchissima politica, come quello degli 80 euro, sono fatti a scapito di nuovo indebitamento, come sia Bruxelles sia la Corte dei conti stanno certificando».
Come pensa di arginare la forza della presidente Serracchiani?
«Con i fatti. Al netto dell’impressionante macchina mediatica che impronta ogni sua alzata di sopracciglio, sul piano dei provvedimenti concreti lascia parecchio a desiderare. Della terza corsia si parla il minimo sindacale e i cantieri sono quelli aperti da noi. Sulla sanità il grande bluff dell’abolizione del ticket da 10 euro, su cui ha fatto campagna elettorale, è ormai stato sbugiardato. E sull’emergenza lavoro il pregresso rispetto ai livelli anche solo di un anno fa è certificato».
Resta convinto che Serracchiani lascerà la guida del Fvg prima del 2018?
«Non lo escludo. E rispetto aquanto ho appena detto mi aspetto repliche irridenti affidate al capogruppo, al parlamentare o all’europarlamentare di turno o di chiunque altro fuorché della presidente. Ma forse è anche meglio così: ponti d’oro alla leadership nazionale di Serracchiani e le sorti del Fvg tornino prima possibile in mano a chi, di qualunque parte politica, le abbia a cuore come valore in sè e non come funzionali alla propria carriera».
Se è tutto così negativo come dice lei, perché il Pd ha superato il 40%?
«Perché gli altri stanno peggio. Perché Renzi è riuscito in un’interessante operazione che però è tutta mediatica. Al di là del voler portare un cambiamento, volontà che ritengo assolutamente sincera, le cose che sta promettendo sono velleitarie, o non riesce a farle o il costo, come quello per gli 80 euro, si scarica sulla comunità. Ha un atteggiamento da prestigiatore. Ma gli altri non hanno neanche quello».
Che futuro vede per Fi?
«Il futuro di un partito nazionale discende da scelte nazionali. Per quanto Fi in Fvg sia radicata e il risultato elettorale sia stato meno deludente che altrove, oggi non si può ancora dire cosa accadrà. Penso che Berlusconi debba fare un’apertura di credito verso Raffaele Fitto e altri, altrimenti ci si sclerotizza attorno a un leader che ha dato molto, ma che non può farcela da solo, ha bisogno di una squadra. Dico da tempo d’essere favorevole alle primarie, per costruire le prospettive per il dopo, non solo per Fi ma per l’intero centrodestra. Perché Fi è condizione necessaria ma non sufficiente per il ritorno a un centrodestra maggioritario nel Paese».
Savino dice che deve decidere da che parte stare. Da che parte sta?
«E’ un problema che non mi pongo. Ho già dimostrato da che parte sto sostenendo Savino in campagna elettorale e Samorì, un amico a quale mi sono sentito di dare una mano».
Scioglierà Autonomia responsabile?
«Ar non sono solo io, ma anche 4 consiglieri e diversi amici che credono nel progetto civico. Non vedo, però, perché debba sciogliersi in un momento in cui il centrodestra ha bisogno di raccogliere tutte le anime, anche quelle non vicine a Fi. Non è compito mio scioglierla e comunque per le notizie che ho chi la compone non ha nessuna intenzione di farlo. E mi sembra giusto».
Perché non ha partecipato all’incontro di Ar?
«Avevo un impegno da onorare. E poi mi sembrava corretto che i colleghi svolgessero un ragionamento tra loro senza la mia influenza. E mi pare che le scelte fatte siano improntate a una maturità e un’autonomia politica che mi fa piacere e che rispetto».
Ncd andrà verso centrosinistra?
«Al di là di qualche sbandata che mi ha dato fastidio, a cominciare da Tolmezzo dove ha scelto Francesco Brollo, non ho questa sensazione. Ncd è uscito ammaccato dalle europee e credo che una scelta a centrosinistra sarebbe letale, perché allora tanto vale votare il Pd di Renzi. Che Ncd invece voglia mantenere una posizione autonoma nel centrodestra mi pare legittimo, ma nel centrodestra».
Ha perso fiducia in Dipiazza?
«No. Credo però che abbia accettato la candidatura con troppa superficialità, ma le sue qualità umane e le capacità amministrative sono fuori discussione».
Come va ricostruito il centrodestra?
«Smettendola di dividersi sulle poltrone e sugli individualismi, aprendo le porte a tutti e soprattutto partendo dai programmi, dalla concretezza. Spero che si cesserà, a ogni livello, di interpretare ogni passaggio come prova di forza tra singoli partiti. La Regione ormai da un anno è comandata ma non governata: il cantiere del centrodestra può e deve partire da questo dato, con l’elaborazione di un modello alternativo su cui ritrovare unità. Le elezioni sono alle spalle, ripartiamo dai contenuti».
Si ricostruisce anche con Franco Bandelli?
«Bisogna capire se Bandelli ritiene di far parte del centrodestra o se vuole solo essere un elemento di disturbo rispetto a certe parti del centrodestra. Se ritiene di farne parte la coalizione si ricostruisce anche con lui, ma la scelta di campo non può valere un giorno sì e uno no. Non dimentichiamo che Bandelli ha consegnato questa regione alla Sinistra»

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