L’Europa vive giornate di fibrillazione su molti fronti, dall’Ucraina alla Grecia, senza che il nostro Paese sia minimamente protagonista. Le domande da porre alla Serracchiani e a Renzi sono tante, a partire dall’eredità sbriciolata restata nelle nostre mani dopo lo sciagurato semestre europeo, per finire alla a dir pico inesistente figura della Mogherini come ministro degli Esteri comunitario.
Raramente l’Italia era stata così fuori dai giochi internazionali (farsi superare da un Hollande che era in caduta libera prima dei fatti di Parigi è incredibile). Dove è dunque l’asse di ferro con Parigi? E lo straordinario rapporto con la Merkel celebrato a Firenze? A Londra preferiamo parlare con Cameron o con Blair? Ma, soprattutto, perché non riprendiamo in mano dossier importanti come la questione libica o il dramma dei migranti? Il nulla di Gentiloni è evidente, il meno che nulla dell’Italia inaccettabile.
Il senso della politica di Italia Unica è viceversa legato a un disegno complessivo, con il Paese al centro e non i singoli leader e su questo obiettivo c’è il nostro impegno.